Zakhor/Ricorda
Sei installazioni video di sei artisti contemporanei israeliani sulla Shoah
“Zakhor”, che in ebraico significa Ricorda, nasce da una riflessione sul passato e sulla sua elaborazione nel presente.
Attraverso l’evanescenza e l’inconsistenza delle opere, visibili solo in video, e la loro decontestualizzazione rispetto al luogo che le ospita, si tenta di suscitare nel pubblico una riflessione su quanto il nazismo sia stato un male assoluto per il mondo intero. Il mezzo diventa messaggio: l’opera che si presenta davanti ai nostri occhi sarebbe potuta non esistere, se solo fosse stato portato a completo compimento il piano della “soluzione finale”.
Lo spettatore è così invitato a porsi una domanda inquietante: quanta cultura è stata sottratta all’umanità? Gli artisti scelti si sono misurati con il passato in modo diverso, trattandolo da vari punti di vista.
Dalla provocazione alla riflessione, dall’accusa alla resilienza, tutte le opere sembrano gridare un monito: ricordare e non dimenticare, un imperativo categorico che attraversa l’intera tradizione ebraica. Custodire la memoria, tramandarla di generazione in generazione, non permettendo al tempo e alla morte di farla cadere nell’oblio, è uno dei motivi che muove gli artisti e la loro creatività. Il progetto espositivo, oltre al tradizionale modo di commemorare, favorisce un dialogo con le nuove generazioni, offrendo loro uno sguardo alternativo e innovativo.
Per questo le videoinstallazioni sono accompagnate da un QR Code da cui si può scaricare la piantina dei musei interessati, oltre a un testo critico atto a facilitare la fruizione della mostra nella sua completezza, raccontando la storia degli artisti, le loro biografie e la loro produzione.
I musei interessati sono:
- Centrale Montemartini
Boaz Arad, The Nazi Hunters Room, 2007
Un’installazione in cui appare un tappeto di silicone con le fattezze di Adolf Hitler
- Museo dell'Ara Pacis
Vardi Kahana, Three Sisters, Tel Aviv, 1992
Uno scatto fotografico che ritrae la madre e le zie dell’artista. Le tre donne mostrano il loro avambraccio sinistro dove sono tatuati tre numeri consecutivi: A-7760, A-7761, A-7762, tragici segni che diventano parte della loro identità ed affermazione tangibile della loro parentela.
- Museo di Roma Palazzo Braschi
Dani Karavan, Man walking on railways, Düsseldorf,1989
Il video, realizzato dall’artista durante l'installazione creata per la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen a Dusseldorf (8 luglio-27 agosto 1989), è un montaggio di sequenze in cui appare l’immagine di un uomo che percorre delle rotaie fino a quando non svanisce, in lontananza.
- Museo di Roma in Trastevere
Simcha Shirman, Whose Spoon Is It? S.S. 470430-110927, 2011
Un cucchiaio nella sua essenzialità. I segni che lo solcano ci fanno capire che è stato usato ma non ne conosciamo la storia perché ci viene mostrato su un tagliere, decontestualizzato da ogni riferimento ambientale.
- Galleria d'Arte Moderna
Micha Ullman, Seconda Casa (Gerusalemme – Roma), 2004
Un monumento di dimensioni ridotte posto su un marciapiede di Piazza di Monte Savello a Roma. L’opera riporta la targa adiacente: «Micha Ullman “Seconda Casa Gerusalemme-Roma” Giornata della Memoria 27 gennaio 2004», raffigura due case stilizzate in una sorta di clessidra scavata sul marciapiede.
- Museo di scultura antica Giovanni Barracco
Maya Zack, Counterlight, 2016
Video, il cui personaggio centrale è una donna intenta a calcolare, leggere, ritagliare parole e immagini, ricucendo e ricomponendo una vicenda che ha determinato l’orrore nel cuore della colta Europa.
Il progetto fa parte di Memoria genera Futuro, il programma di appuntamenti promosso dall'Assessorato alla Cultura di Roma Capitale in occasione del Giorno della Memoria 2023
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